16 January 2014

Gimme all that Anna can buy: The Costume Institute becomes the Anna Wintour Costume Center

When you read that one of the most important fashion museum in the world takes the name of a still alive editor in chief of a fashion magazine who hasn't finished her "office" yet, you maliciously try to figure out what's the dirty game behind this latest honor.

Quando su più fonti giornalistiche leggi che il dipartimento moda di una delle istituzioni museali più importanti al mondo prende il nome del direttore di un magazine ancora in vita, ma che soprattutto non ha ancora finito il suo “mandato”, malignamente drizzi le orecchie e cerchi di capire quale sia lo sporco gioco che si cela dietro questa ennesima onorificenza.

Anna Wintour - credits


Actually, reading the skimpy ANSA news, seems that Thomas P. Campbell, Director and CEO of the Metropolitan Museum of Art in New York, announced that the space occupied by The Costume Institute, will be named as Anna Wintour Costume Center, while the department will continue to be called with its original name.
The newly named Anna Wintour Costume Center will boast a renovated exhibition gallery, a new laboratory for the restoration of the clothes, new warehouses, offices, a library with areas dedicated to the research, and everything will be lavishly packaged for the official reopening in May 8th, in conjunction with the MET gala 2014, and the opening of the exhibition "Charles James: Beyond fashion".

In realtà, leggendo lo striminzito comunicato dell’Ansa si evince solo che Thomas P. Campbell, direttore e CEO del Metropolitan Museum of Art di New York, ha annunciato che il Museo chiamerà lo spazio occupato da The Costume Institute, con il nome di Anna Wintour Costume Center, mentre il dipartimento continuerà a chiamarsi con il suo nome originale.
Il neonato Anna Wintour Costume Center vanterà una rinnovata galleria espositiva, un nuovo laboratorio per la conservazione e restauro degli abiti, nuovi magazzini, uffici ed una biblioteca con aree dedicate alla ricerca; il tutto generosamente confezionato a tavolino per la riapertura ufficiale dell'8 maggio in concomitanza con il MET gala 2014 e l’inaugurazione della mostra "Charles James: Oltre la moda".


Alexander McQueen exhibition at The Costume Institute (2011)

There is only one thing I can't understand... why dedicate this new wing of the museum to Anna Wintour? Why not to an icon like Diana Vreeland, who has spent the last years of her life in creating exhibitions that have revolutionized the concept of fashion curation?
Then suddenly, after reading The New York Times I remembered the deep American love for money, exhibitionism, charity and self-congratulation, especially when I discovered that the extension works are due to the fundraising activities of Ms. Wintour, editor in chief of Vogue, artistic director of Condé Nast and Met trustee since 1999, who raised about $125 million for the Costume Institute alone, presiding over 15 benefits and turning them into the must-attend fashion event of the year.
So we could consider this name change just as a sop in comparison to what Anna Wintour has done for the museum institution, but how highlights even Alexander Cavalluzzo in Hyperallergic magazine, everything moves around money and not on the CULTURAL value that Ms. Wintour brought to The Costume Institute.
As always, it is just mere advertising... the one that Anna's money can buy.

L’unica cosa non chiara è perché dedicarlo alla Wintour? Cosa ha fatto di così straordinario nel mondo della CULTURA della moda? Perché non dedicarlo ad un’icona come Diana Vreeland che in quell’istituto ci ha passato gli ultimi anni della sua vita creando mostre che hanno rivoluzionato, se non inventato, il concetto di curatore di moda?
Poi improvvisamente, leggendo il The New York Times ti ricordi dello sviscerato amore che gli americani hanno per la pecunia, la teatralità, la beneficenza e l’autocelebrazione, soprattutto quando scopri che i lavori di ampliamento e ammodernamento si devono all’attività di fundraising della stessa Wintour che più che essere l’editor in chief of Vogue e direttore artistico della Condé Nast (questi son dettagli da poco), è un membro del CDA del Met sin dal 1999, ed è riuscita ad accumulare fondi da dedicare al Costume Institute per una cifra pari a 125 milioni di dollari. Inoltre dal 1995 ha presieduto più di 15 eventi dello stesso istituto, trasformando la semplice annuale raccolta fondi in uno dei gala più importanti al mondo, con tanto di red carpet.
Possiamo dire allora che il cambiamento di nome sembra appena un contentino in confronto a ciò che Anna Wintour è riuscita a fare per il Costume Institute, ma come evidenzia anche Alexander Cavalluzzo in Hyperallergic, tutto ruota attorno ai soldi e non al valore CULTURALE aggiunto dalla Wintour al museo. 
Si tratta di mera pubblicità, semplicemente tutta quella che i soldi di Anna possono comprare.

Alessandro Masetti - The Fashion Commentator